Il Profeta Abramo(psl) 21 Nisan 2008
Il profeta Abramo (Ibrahim, pace su di lui) è considerato tra i cinque profeti più grandi secondo l’Islam. Figlio di Târah (Âzer) e Erfahşed della tribù di Harran è nato nel villaggio Kusa che si trova tra Kufe e Basra. Secondi fonti islamiche Abramo è vissuto circa 2000 anni prima di Gesù (p.s.l).
Abramo era nato con l’ispirazione dell'unico Dio e sin da piccolo rifiutava di accettare la realtà pagana della tribù in cui viveva. Il sangue profetico che scorreva nelle sue vene lo induceva nella ricerca della verità. Azar, il padre di Abramo, fabbricava idoli e mandava i suoi figli a venderli al mercato. Abramo, contrario al compito assegnato dal padre, trascinava gli idoli dietro di se fino al mercato dove invitava le persone a comprare dicendo: “chi vuole questi idoli che non possono fare ne bene ne male?”. Di fronte a questo atteggiamento nessuno comprava gli idoli da Abramo mentre i suoi fratelli le vendevano tutti. Egli spesso osservava il cielo per trovare Dio cercandoLo nella brillantezza delle stelle, nella grandezza della luna e del sole. Al tramontare dei quali egli diceva:«Non amo quelli che tramontano» (Al-An’am, 74). La ricerca di Abramo fini con l’apparizione dell’Arcangelo Gabriele, mandato da Dio, che gli insegno' la religione e li rivelo' il compito assegnato come profeta del suo popolo che da generazioni adorava gli idoli.
Abramo inizio' la sua predica cosciente che il compito non sarebbe stato facile di fronte ad un popolo fanatico della tradizione degli avi. La predica di Abramo era considerata dal popolo come una offesa ai loro dei e al re stesso che si considerava “Dio” in terra. Considerato un uomo pericoloso fu condannato al morte come ci raccontano i seguenti versetti: “Dissero: «Bruciatelo e andate in aiuto dei vostri dèi, se siete [in grado] di farlo ». Dicemmo: « Fuoco, sii frescura e pacifico per Abramo» . Tramarono contro di lui, ma facemmo sì che fossero loro i perdenti. Salvammo lui e Lot e [li guidammo] verso una terra che colmammo di benedizione per i popoli. (Al-Anbiy 68-71).
Esiliati dalla loro terra, Abramo e Lot (figlio di uno dei fratelli) emigrarono verso Damasco. Insieme a loro c’erano anche un gruppo di persone che avevano creduto ad Abramo. Tra queste persone si trovava anche una ragazza di nome Sara che presto, per ordine divino, sarebbe diventato la sua moglie. Abramo si sposò all’età di 37 anni. Prima di oltrepassare il fiume Eufrate si fermarono nella valle di Harran dove muore Târah (Âzer), il padre di Abramo. Subito dopo partono per la loro destinazione Kenan ma per via della carestia, dopo non molto tempo, si rimettono in viaggio ma questa volta verso l’Egitto che all’epoca era governato dal faraone Totis. Però neanche l’Egitto era destinato ad essere la loro casa. Furono cacciati dal faraone il quale gli diede una serva per affrontare il viaggio, Agar. Il loro viaggio finisce a Katt (Kett) che si trova in Palestina tra Gerusalemme e Remle. Dieci anni dopo aver lasciato Egitto, Sara propone ad Abramo il matrimonio con Agar, in quanto lei non era ancora riuscita a dargli un figlio. Erano passati 20 anni da quanto si erano stabiliti a Katt, la casa era prospera di animali e beni, ma Abramo non aveva ancora un figlio da nessuna delle mogli e questo lo rattristava tanto. Passato gli ottanta anni prega Dio perché avesse un figlio che portasse avanti la sua generazione. All’età di ottantasei anni ebbe il primo figlio da Agar, Ismaele.
Quando Ismaele aveva due anni, Dio ordino ad Abramo di portare Agar e il piccolo Ismaele nell’immenso deserto a nord della penisola Araba, dove attualmente di trova la città di Mecca. L’arcangelo Gabriele indica il punto in cui si dovevano fermare Agar e il figlio e trasmette ad Abramo l’ordine di Dio di tornare indietro. Per prima cosa Agar inizio a cercare dell’acqua per il bambino. In preda al panico, la donna corse sette volte da un punto all'altro, finché alla fine della settima corsa, stremata, sedette a riposare su una roccia (per ricordare la corsa di Agar, i pellegrini corrono per sette volte tra le colline di Safa e Marwah). Apparve l’arcangelo Gabriele, che le ordinò di alzarsi e di sollevare il fanciullo. Le annunciò che Dio avrebbe creato, per mezzo di Ismaele, una grande nazione. Quando riaprì gli occhi, Agar vide una sorgente d’acqua scaturire dalla sabbia proprio nel punto in cui in tallone del bambino aveva premuto il terreno.
Da allora la valle divenne luogo di sosta per le carovane che percorrevano il deserto, poiché l’acqua era buona e abbondante: il pozzo prese il nome di Zamzam.
La distanza tra Damasco e Mecca non impediva ad Abramo di fare il suo dovere di padre, di visitare spesso Agar e Ismaele. Quando Ismaele aveva sette anni, Abramo fece un sogno nel quale sacrificava il suo primogenito. I sogni dei profeti sono una fonte sicura del messaggio Divino e per Abramo non c’erano dubbi. Nonostante l’amore e la compassione paterna, la grande devozione all’Unico Dio lo condusse a Mecca per compiere il suo dovere. Giunto a Mecca, chiede al figlio di prendere un coltello e di seguirlo nella valle per raccogliere la legna. Durante il viaggio, Satana appare ad Abramo e cerca di convincerlo che il suo sogno non era nient’altro che un inganno. Abramo cerco di allontanarlo e dopo la terza volta scaglio un pietra contro di lui [alcuni fonti dicono che Satana appare anche ad Ismaele cercando convincergli che il padre aveva l'intenzione di ucciderlo, ma Ismaele disse "se fu Dio a ordinarlo non posso fare altro che obbedire e portare pazienza."](i pellegrini ricordano questo gesto con il rito della lapidazione del Satana). Arrivati alla valle di Sebir (deriva dalla radice “sbr” che significa “pazienza”) Abramo rivela la sua intenzione a suo figlio: “… gli disse: «Figlio mio, mi sono visto in sogno , in procinto di immolarti. Dimmi cosa ne pensi?». Rispose: «Padre mio, fai quel che ti è stato ordinato: se Allah vuole, sarò rassegnato». Quando poi entrambi si sottomisero, e lo ebbe disteso con la fronte a terra, Noi lo chiamammo: «O Abramo, hai realizzato il sogno. Così Noi ricompensiamo quelli che fanno il bene. Questa è davvero una prova evidente».” (Safat, 102-106). Pace su Abramo!(Safat, 109) . Dio ordinò all’arcangelo Gabriele di portare un ariete per sacrificarlo al posto di Ismaele. Questo sacrificio viene ricordato ogni anno dai musulmani nel decimo giorno del mese di dhu ‘l-hijja con la festa di ‘id al-qurban la quale segna anche la fine del pellegrinaggio.
Quando Ismaele divenne adulto Dio mostrò ad Abramo il punto esatto, vicino al pozzo, dove lui e Ismaele dovevano edificare un santuario. Spiegò loro come doveva essere costruito: per la sua forma l’edificio sarebbe chiamato Ka’bah, ovvero cubo. I quattro angoli dovevano essere orientati secondo i punti cardinali, e in quello orientale doveva essere collocata l'oggetto più santo: una pietra d'origine celeste e di colore nero. II grande pellegrinaggio alla Mecca, così come venne istituito da Abramo, doveva avere luogo una volta l’anno, ma altri minori potevano essere compiuti in qualsiasi momento. In numero sempre crescente, da tutte le patti dell'Arabia e da altri paesi, i pellegrini iniziarono il loro afflusso alla Mecca. Quando l’edificio della Ka’bah fu completato, Dio comandò ad Abramo di istituire il rito del pellegrinaggio alla Mecca: "Purifica la Mia Casa per coloro che vi compiono circumambulazione, si fermano in piedi vicino ad essa e si inchinano e fanno le prostrazioni. E proclama agli uomini il pellegrinaggio, in modo che essi possano venire a te su snelli cammelli, da ogni profonda vallata" (Corano XXII, vv. 26-27).
Dal profeta Abramo discendono altri tre profeti che hanno cambiato la storia dell’umanità conosciuta nei giorni nostri, Mosé (p.s.l.), Gesù (p.s.l.) e Muhammad (p.b.s.l.) . Chiamato anche “il padre del monoteismo” il profeta Abramo rappresenta il punto d’incontro delle tre religioni più grandi. Essi è il padre che rende questi grandi profeti fratelli sotto lo stesso messaggio divino. Speriamo che gli ebrei, i cristiani e i musulmani di oggi ritrovino questa fratellanza e pace sotto il cospetto dell’Unico Dio.
Ringraziamo al Dott. Elton Domnori per il suo prezioso aiuto.